Disturbi dell’Infanzia, della Fanciullezza e dell’Adolescenza

Questa sezione evidenzia alcuni dei Disturbi che possono giungere all’osservazione clinica durante la fanciullezza o l’adolescenza.

Disturbi del linguaggio
Queste difficoltà comprendono disturbi dell’articolazione della parola, del linguaggio espressivo e della ricezione del linguaggio. Tra i 3 e i 6 anni circa il 10% dei bambini può presentare difficoltà nell’articolazione dei suoni: frequenti possono essere errori, omissioni, sostituzioni. Il disturbo del linguaggio espressivo consiste in una grande limitazione del vocabolario, che risulta al di sotto della soglia di evoluzione rispetto all’età, povero, telegrafico. Il disturbo della ricezione del linguaggio, che si presenta come esordio intorno ai 4 anni, riguarda la comprensione che, a seconda dei casi, interesserà frasi semplici o espressioni più differenziate o evolute. Il farfugliamento consiste in un’esposizione particolarmente rapida e poco comprensibile, si presenta in genere dopo i 7 anni. La balbuzie è invece caratterizzata da anormalità del ritmo e della melodia del discorso con ripetizioni, esitazioni e blocchi soprattutto all’inizio delle parole o delle sillabe. Solitamente ha un esordio intorno ai 5 anni. Tali anomalie possono interferire con i risultati scolastici o con la comunicazione sociale. La Balbuzie può essere accompagnata da movimenti muscolari (tic, tremori, scosse del capo). Stress e ansia possono aggravare la Balbuzie.

Mutismo Elettivo
Il termine Mutismo Elettivo descrive un preciso aspetto di alcuni bambini caratterizzato dall’incapacità di parlare in varie situazioni sociali. Questo mutismo non si verifica a causa di deficit di apprendimento o di altri disturbi dell’età evolutiva. Si può infatti distinguere tra mutismo elettivo persistente, molto raro, a mutismo elettivo transitorio, più frequente, collegato spesso con l’ingresso nella scuola e dunque inquadrabile nell’ambito dei disturbi emotivi. Circa il 90% dei bambini con Mutimo Elettivo rispondono ai criteri diagnostici del DSM-IV della fobia sociale. Il loro linguaggio corporeo è spesso impacciato quando l’attenzione è rivolta verso di loro. Molti bambini girano la testa altrove, abbassano la testa, si nascondono in un angolo. A volte si comportano come se ignorassero l’altro, mentre, in realtà, sono così ansiosi e impauriti che letteralmente non riescono a rispondere. Per questi bambini la scuola è di solito un luogo difficile in cui stare. Infatti gli insegnanti e i pari si aspettano che tutti i bambini partecipino alle attività scolastiche e di solito l’attenzione viene rivolta proprio verso coloro che non partecipano. “Fare pressioni”, “punire”, “costringere” questi bambini per farli parlare è assolutamente controproducente e inopportuno. In questo modo infatti si fa sentire il bambino ancora più ansioso e a disagio con il rischio di farlo regredire ulteriormente. Un obiettivo importante non è di far parlare il bambino, ma di consentirgli di sentirsi rilassato e a suo agio nel contesto in cui si trova.

Disturbi dell’Apprendimento
I disturbi dell’apprendimento sono presenti in circa il 15% dei bambini che frequentano la scuola, esordendo nell’arco della scuola elementare, più o meno precocemente, anche a seconda della gravità del disturbo. E’ possibile che possano evidenziarsi già nell’ultimo anno di scuola materna (in particolare è possibile osservare difficoltà nella seriazione, nella classificazione e nell’uso del segno grafico). Le difficoltà di apprendimento rappresentano un disturbo dello sviluppo che può compromettere l’apprendimento scolastico e la maturazione della personalità. E’ importante distinguere tra disturbi specifici e disturbi generici dell’apprendimento. Nel caso dei disturbi specifici, le difficoltà mostrate da un bambino riguardano una difficoltà isolata e circoscritta, in una situazione in cui il livello scolastico globale e lo sviluppo intellettivo sono nella norma e non sono presenti deficit sensoriali. E’ possibile comunque che vi siano correlazioni tra difficoltà diverse. In particolare si possono distinguere le seguenti categorie: Dislessia: difficoltà a riconoscere e comprendere i segni associati alla parola. Disgrafia: disturbo della scrittura nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici con tracciato incerto, irregolare. E’ una difficoltà che investe la scrittura ma non il contenuto. Disortografia: è una difficoltà che riguarda il contenuto della scrittura. In genere nel soggetto affetto si riscontrano difficoltà a scrivere le parole usando tutti i segni alfabetici, di collocarli al posto giusto e a rispettare le regole ortografiche (accenti, apostrofi, forme verbali etc.). Discalculia: difficoltà specifica del calcolo in uno sviluppo normale e in assenza di disturbi affettivi. Il disturbo specifico invece è presente anche se il bambino è stato opportunamente stimolato, ma sono presenti deficit funzionali, cognitivi, percettivi, espressivi e motori. Le difficoltà generiche (nel calcolo, nella scrittura, nella lettura) in genere sono transitorie e meno gravi e sono imputabili ad una scarsa esperienza di certe attività, per carenza di stimoli ambientali o da errori educativi che richiedono in “anticipo” alcune prestazioni anziché altre. Frequentemente questi disturbi comportano difficoltà di tipo emotivo e possono essere associati ad altri disturbi specifici di sviluppo o a turbe della condotta.

Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività
La caratteristica fondamentale del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è una persistente modalità di disattenzione, iperattività, impulsività. La disattenzione può manifestarsi in situazioni scolastiche o sociali. Possono essere fatti errori di disattenzione. Il lavoro spesso è disordinato e svolto senza cura. Spesso vi è difficoltà a mantenere l’attenzione nei compiti o nelle attività. L’iperattività può manifestarsi agitandosi o parlando troppo. Può esprimersi inoltre attraverso la difficoltà a giocare o a dedicarsi tranquillamente ad attività. L’impulsività si manifesta con l’impazienza, la difficoltà a tenere a freno le proprie reazioni, con difficoltà ad attendere il proprio turno. Queste persone spesso non ascoltano e appaiono invadenti.

Disturbo della Condotta
La caratteristica principale del Disturbo della Condotta è una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui i diritti fondamentali degli altri vengono violati. Questi comportamenti possono essere suddivisi in quattro gruppi fondamentali: condotta aggressiva che causa o minaccia di causare danni fisici ad altre persone; condotta non aggressiva che causa perdita o danneggiamento della proprietà ; frode o furto e gravi violazioni di regole. Queste persone spesso innescano comportamenti aggressivi e reagiscono aggressivamente contro gli altri. Spesso mostrano un comportamento prepotente, minaccioso o intimidatorio.

Disturbo Oppositivo Provocatorio
La caratteristica fondamentale del Disturbo Oppositivo Provocatorio è una modalità ricorrente di comportamento negativistico, provocatorio, disobbediente ed ostile nei confronti delle figure dotate di autorità. I comportamenti negativistici ed oppositivi sono espressi con persistente caparbietà, resistenza alle direttive, scarsa disponibilità al compromesso o alla negoziazione. L’oppositività può anche includere la deliberata o persistente messa alla prova dei limiti, di solito ignorando i rimproveri. L’ostilità può essere diretta contro gli adulti o i coetanei e viene espressa disturbando gli altri o, in alcuni casi, attraverso aggressioni verbali.

Disturbo d’Ansia
E’ possibile parlare di disturbi d’ansia quando nel minore vi sono evidenti manifestazioni di sofferenza legate alla separazione dalle persone affettivamente significative e alla presenza di persone non familiari. A volte queste manifestazioni possono essere slegate alla presenza di persone o eventi specifici.

Disturbi della Nutrizione
La caratteristica fondamentale del Disturbo della Nutrizione dell’Infanzia o della Fanciullezza è la persistente incapacità di mangiare adeguatamente, come manifestato dalla significativa incapacità di aumentare di peso o da una significativa perdita di peso.